

Malattia reumatiche: quali sono e come riconoscerle?
Diventare anziani significa dover fare i conti, ahimè, con fastidiosi dolori articolari. Questi possono essere causati da alcune patologie infiammatorie, come le malattie reumatiche. In cosa consistono?
Nelle prossime righe andremo ad esaminare nel dettaglio le loro caratteristiche, scoprendo i sintomi, le modalità di diagnosi e le terapie necessarie per fronteggiarle. Va sottolineato che le malattie reumatologiche non devono essere assolutamente sottovalutate: nelle forme più acute possono condurre anche all’invalidità.
Che cosa sono le malattie reumatiche?
Proviamo innanzitutto a fornire una definizione di malattia reumatica. Si tratta di una patologia infiammatorie e cronica che colpisce in modo prevalente le articolazioni, ma che può interessare anche ossa, muscoli, tendini, legamenti e, nei casi più complessi, organi interni come polmoni, reni e cuore.
Rientra in un gruppo molto eterogeneo di disturbi, oltre 150 secondo le più recenti classificazioni, che risultano particolarmente rilevanti nella popolazione anziana, soprattutto per le conseguenze sulla qualità della vita e sulla capacità di mantenere l’autonomia dei soggetti fragili.
Le diverse forme di malattie reumatiche, se non riconosciute e trattate in modo tempestivo, possono condurre a un deterioramento progressivo delle articolazioni interessate, rendendo difficili o impossibili anche i gesti quotidiani più semplici, come ad esempio camminare, alzarsi da una sedia, vestirsi o aprire un barattolo.
Colpiscono solo gli anziani?
L’opinione comune ci porta spesso a pensare che le patologie reumatiche colpiscano solo gli anziani. È veramente così?
La risposta è negativa. Infatti, alcune forme, come l’artrite reumatoide, la spondilite anchilosante o l’artrite psoriasica, possono insorgere in un’età compresa tra i 20 e i 50 anni: purtroppo colpiscono in misura maggiore le donne.
Altre malattie reumatiche, invece, tendono ad emergere più tardi, come nel caso dell’artrosi e dell’osteoporosi, che aumentano significativamente con l’avanzare dell’età. La prima colpisce soprattutto le articolazioni sottoposte a stress meccanico prolungato, mentre l’osteoporosi, tipica delle donne in post-menopausa, si caratterizza per una progressiva riduzione della densità ossea e un maggior rischio di fratture anche a seguito di piccoli traumi.
Negli over 65, la presenza di più patologie contemporanee, la ridotta mobilità e l’eventuale isolamento sociale rendono la gestione delle malattie reumatiche ancora più delicata.
In sintesi, se è vero che l’età avanzata rappresenta un fattore di rischio e di aggravamento per molte patologie reumatiche, è altrettanto vero che queste malattie non sono prerogativa degli anziani.
Quanti tipi di patologie reumatiche esistono?
Le malattie reumatiche comprendono condizioni molto diverse tra loro, sia per sintomi sia per meccanismi di insorgenza. Alcune sono di tipo degenerativo, come la già citata artrosi, in cui la cartilagine articolare si consuma nel tempo provocando dolore e rigidità.
Altre rientrano nella categoria delle malattie reumatiche autoimmuni. Tra queste una delle più comuni è l’artrite reumatoide, una patologia infiammatoria che interessa principalmente le piccole articolazioni. Se non curata in modo adeguato, può estendersi ad altri organi, compromettendo la salute generale del paziente.
Nella lista delle autoimmuni troviamo anche il lupus eritematoso sistemico, in cui il sistema immunitario, per cause non ancora completamente note, attacca erroneamente i tessuti sani dell’organismo.
Alcune varianti sono invece legate a disturbi del metabolismo, come la gotta, dovuta all’accumulo di acido urico, mentre altre risultano essere patologie sistemiche come le connettiviti, in grado di colpire contemporaneamente più apparati.
Infine, un altro disturbo significativo è la spondilite anchilosante, la quale si sviluppa nell’area della colonna vertebrale provocando una rigidità progressiva con difficoltà a muovere il collo o a piegarsi. Non meno importante è la fibromialgia, una sindrome dolorosa che determina dolore muscolare diffuso, stanchezza cronica, disturbi del sonno e, spesso, conseguenze anche sul piano psicologico.
I sintomi delle malattie reumatologiche
Le malattie reumatologiche non sempre si manifestano in modo evidente. I primi sintomi sono solitamente lievi e possono essere scambiati per i normali segni dell’invecchiamento.
Tra i più comuni annoveriamo:
- dolori articolari persistenti;
- rigidità al risveglio;
- gonfiore a mani o piedi;
- affaticamento continuo;
- febbricola;
- difficoltà nei movimenti.
Anche manifestazioni apparentemente secondarie, come la secchezza oculare o orale, cambiamenti nella sensibilità delle mani o comparsa di macchie cutanee, possono essere indicatori di un disturbo reumatico in fase iniziale.
Tutti questi segnali non vanno assolutamente trascurati. Il consiglio è quello di rivolgersi ad un medico ed effettuare tempestivamente tutti gli esami del caso.
Quali sono le cause?
Tutt’oggi la scienza non ha ancora individuato le cause precise delle malattie reumatiche. Si ritiene che siano il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e ormonali. In alcuni casi è presente una predisposizione familiare, la quale può rendere l’individuo più suscettibile allo sviluppo della malattia. In altri, l’insorgenza può essere legata a infezioni virali, a squilibri del sistema immunitario o a fattori esterni come il fumo, la sedentarietà o l’obesità.
Le malattie reumatiche autoimmuni si rivelano particolarmente pericolose per l’organismo. Infatti, il sistema immunitario non riconosce più correttamente le cellule del corpo e le attacca, dando vita ad un’infiammazione cronica.
L’importanza di una diagnosi tempestiva
Come abbiamo già evidenziato nel precedente paragrafo, i sintomi delle malattie reumatiche possono essere sfumati. Di conseguenza, la diagnosi può richiedere molto tempo. Lo specialista che può interpretare al meglio i vari segnali clinici è indubbiamente il reumatologo, il quale orienterà il paziente verso gli esami più indicati.
Il primo step per diagnosticare le patologie reumatiche è effettuare le analisi del sangue. Queste servono per individuare specifici autoanticorpi e indici infiammatori.
A seguire vengono solitamente prescritti esami specifici come:
- l’ecografia articolare, anche con tecnologia Power Doppler, per visualizzare l’infiammazione nei tessuti molli;
- la radiografia e la risonanza magnetica per valutare lo stato delle articolazioni e delle ossa;
- l’artroscopia per osservare direttamente l’interno dell’articolazione;
- la capillaroscopia, utile soprattutto nelle connettiviti.
Le terapie per contrastare le patologie reumatiche
In campo medico non ci stancheremo mai di affermare che prevenire è meglio che curare. Come spesso accade, anche nel caso delle patologie reumatiche, si possono ridurre i rischi adottando uno stile di vita equilibrato.
È importante mantenere un peso corporeo adeguato, seguire una dieta ricca di nutrienti e povera di grassi saturi, evitare il fumo e praticare un’attività fisica costante, adeguata alle proprie condizioni.
Prima di addentrarci tra le terapie di contrasto più utilizzate, bisogna sottolineare che le malattie reumatiche, nella maggior parte dei casi, non si curano in modo definitivo.
Tra i farmaci più utilizzati troviamo gli analgesici, impiegati per alleviare il dolore, e gli antinfiammatori non steroidei (FANS), per ridurre il gonfiore e migliorare la mobilità articolare.
Quando l’infiammazione è particolarmente intensa o resistente, si può ricorrere ai corticosteroidi, farmaci ad azione rapida ma che, se usati a lungo, possono causare effetti collaterali rilevanti, soprattutto nei soggetti anziani.
I DMARDs per le forme croniche
Le terapie contro le patologie reumatiche croniche si basano sui DMARDs, ovvero farmaci antireumatici modificanti la malattia. Questi non agiscono solo sui sintomi, ma intervengono sul meccanismo patologico, rallentando la progressione del danno articolare.
Tra i più noti ci sono il metotrexato, la sulfasalazina e l’idrossiclorochina.
Le varianti più gravi, che non rispondono ai trattamenti tradizionali, possono essere trattate con farmaci biologici, molecole avanzate che agiscono su specifiche componenti del sistema immunitario. Chi si sottopone a tali terapie deve essere monitorato costantemente nei centri reumatologici specializzati.
Alla terapia farmacologica si affiancano interventi riabilitativi, esercizi di mobilizzazione articolare, programmi personalizzati di attività fisica e, laddove la degenerazione della malattia risulti ad uno stato avanzato, si ricorre alla chirurgia ortopedica per il recupero o la sostituzione delle articolazioni danneggiate.
Malattie reumatiche e invalidità civile: quando è possibile il riconoscimento
Le malattie reumatiche, nelle loro forme più gravi e invalidanti, possono rientrare nella tabella delle patologie invalidanti riconosciute dalla legge italiana ai fini dell’accertamento dell’invalidità civile.
Come consueto, il riconoscimento dell’invalidità si basa sulla valutazione medico-legale effettuata da una commissione dell’ASL, integrata, se necessario, dall’INPS. Il grado di invalidità viene espresso in percentuale e tiene conto della gravità dei sintomi, della riduzione funzionale delle articolazioni e della presenza di complicanze sistemiche (ad esempio interessamento di cuore, reni o polmoni).
Quali sono le malattie reumatiche per cui viene riconosciuta l’invalidità?
Le patologie reumatiche riconosciute come invalidanti sono:
- l’artrite reumatoide;
- il lupus eritematoso sistemico;
- la sclerodermia;
- la spondilite anchilosante;
- alcune forme gravi di artrosi;
- la fibromialgia.
La percentuale di invalidità può variare sensibilmente: si va da valori inferiori al 50% nelle forme lievi o ben compensate, fino a percentuali superiori al 74% che permettono di accedere a benefici economici (come l’assegno mensile) e a misure di sostegno sociale.