

Osteoporosi negli anziani: cause, sintomi e cura
Una delle parole che meglio si abbina al termine “invecchiamento” è indubbiamente “fragilità”. Con l’avanzare dell’età le nostre condizioni di salute tendono a diventare precarie e siamo più facilmente esposti a pericoli, come ad esempio le cadute. Tutto ciò è spesso causato dalla fragilità ossea connessa all’osteoporosi negli anziani.
Che cosa comporta tale patologia, quali sono le cause e i suoi sintomi? Ed infine, esiste qualche cura per mitigare i suoi effetti? Nelle prossime righe risponderemo a queste e a molte altre domande.
Cos’è l’osteoporosi?
Per capire meglio le dinamiche e la portata della patologia, è necessario innanzitutto fornire una definizione. L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una progressiva riduzione della densità minerale ossea e da un deterioramento della microarchitettura dell’osso.
In sostanza, le alterazioni appena citate rendono le ossa più fragili e vulnerabili, aumentando notevolmente il rischio di fratture, anche in assenza di traumi evidenti.
L’osteoporosi negli anziani viene definita una “patologia silenziosa”, in quanto non manifesta sintomi nelle fasi iniziali. È solo con la comparsa di una frattura, generalmente causata da un evento banale, che la malattia viene alla luce. Le ossa più comunemente interessate sono le vertebre, il collo del femore e il polso.
A che età si manifesta la malattia?
In Italia soffrono di osteoporosi circa cinque milioni di persone. In un certo senso è una malattia che fa anche differenze di genere. Infatti, le donne rappresentano la fascia più colpita della patologia. La maggior parte dei casi si riscontra dopo i 50 anni, in concomitanza con la fase della menopausa. Non è certamente un caso: in questa “era” della vita femminile cala bruscamente la produzione di estrogeni, i quali sono fondamentali per il metabolismo osseo.
Negli uomini i principali casi di osteoporosi negli anziani si manifestano dopo i 70 anni.
Quante tipologie di osteoporosi negli anziani esistono?
Esistono diverse tipologie di osteoporosi, le quali vengono classificate a seconda della causa scatenante. Osserviamole insieme!
Osteoporosi primaria
L’osteoporosi primaria è la forma più diffusa della malattia ed è quella che si manifesta senza apparenti cause. Come già sottolineato nel precedente paragrafo, è direttamente correlata all’età, al sesso e a modificazioni ormonali fisiologiche. Si distingue a sua volta in due sottotipi:
- Osteoporosi post-menopausale
Tale forma colpisce prevalentemente le donne tra i 50 e i 65 anni, in corrispondenza della cessazione dell’attività ovarica. Come già visto, in questa fase la produzione di estrogeni si riduce sensibilmente: gli ormoni, tra le varie funzioni, svolgono anche quella di protezione del tessuto osseo. Il venir meno della loro presenza favorisce un calo rapido della massa ossea, soprattutto a livello trabecolare, ovvero nelle ossa a struttura spugnosa come le vertebre. Non è certamente un caso, che le prime fratture tra gli anziani malati di osteoporosi si verifichino proprio in quest’area del corpo.
- Osteoporosi senileL’osteoporosi senile negli anziani compare solitamente dopo i 70 anni, sia negli uomini che nelle donne. In questo caso, la perdita ossea è attribuita a una combinazione di fattori legati all’invecchiamento: riduzione dell’assorbimento intestinale di calcio, diminuzione della produzione di vitamina D, alterazioni nella funzione renale e minore attività fisica. Il deterioramento riguarda sia l’osso trabecolare che quello corticale, con aumento del rischio di fratture all’anca, al polso e alla colonna.
Osteoporosi secondaria
L’osteoporosi secondaria è una forma conseguente a condizioni patologiche, carenze nutrizionali o trattamenti farmacologici che interferiscono con il metabolismo osseo.
Le principali cause patologiche includono:
- malattie endocrine: ipertiroidismo, iperparatiroidismo, diabete mellito, sindrome di Cushing;
- patologie gastrointestinali, come celiachia e morbo di Crohn;
- malattie epatiche e renali croniche;
- tumori: mieloma multiplo, linfomi, metastasi ossee;
- malattie autoimmuni e infiammatorie croniche: artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico;
- disturbi alimentari: anoressia nervosa, malnutrizione cronica;
Oltre alle malattie, anche l’assunzione di determinati farmaci può indurre osteoporosi secondaria, in particolare:
- corticosteroidi sistemici (tra le cause più frequenti);
- farmaci anticonvulsivanti;
- antidepressivi (SSRI);
- terapie ormonali tiroidee in dosi eccessive;
- anticoagulanti (eparina);
- inibitori dell’aromatasi, impiegati in oncologia.
L’osteoporosi colpisce solo gli anziani?
La risposta è purtroppo “no”. Nonostante rappresentino una piccola parte sul totale dei soggetti affetti da osteoporosi, sono presenti alcune forme della malattia, in grado di colpire le fasce più giovani. Quali sono?
Osteoporosi giovanile idiopatica
L’osteoporosi giovanile è una condizione rara che si manifesta in età pediatrica o nell’adolescenza. È definita “idiopatica” proprio perché l’origine rimane sconosciuta.
Si presenta con dolore alla schiena o agli arti, difficoltà motorie, postura alterata e tendenza a fratture multiple, spesso spontanee o causate da minimi traumi. È una patologia potenzialmente invalidante se non diagnosticata in tempo, ma in alcuni casi può essere transitoria e risolversi con la crescita.
Osteoporosi gravidica
La cosiddetta osteoporosi da gravidanza è una forma rara che si manifesta durante la gestazione o nel periodo immediatamente successivo al parto, in particolare nel terzo trimestre o nei primi mesi di allattamento.
È caratterizzata da fratture vertebrali da compressione che possono generare forti dolori lombari e dorsali, limitazione nei movimenti e difficoltà nell’accudimento del neonato. Colpisce soprattutto donne giovani e sane, spesso alla prima gravidanza.
Le cause sono multifattoriali: aumento del fabbisogno di calcio per lo sviluppo fetale, modificazioni ormonali, ridotta attività fisica durante la gravidanza, predisposizione genetica e, in alcuni casi, un’inadeguata alimentazione.
Osteoporosi transitoria e maculata
Un’altra forma particolare è l’osteoporosi transitoria, anche nota come osteoporosi migrante, una condizione caratterizzata da perdita ossea localizzata e reversibile, che può colpire in particolare l’anca, il ginocchio o il piede.
Spesso interessa uomini di mezza età o donne in gravidanza e si manifesta con dolore articolare acuto, zoppia, e ridotta mobilità. Le immagini radiologiche mostrano aree di ridotta densità ossea, che tendono a scomparire spontaneamente in alcuni mesi.
Una variante di questa condizione è l’osteoporosi maculata, associata alla sindrome algodistrofica (o sindrome dolorosa regionale complessa). La perdita ossea non è uniforme ma si presenta “a chiazze”, con zone più e meno colpite. Può insorgere in seguito a traumi, interventi chirurgici, o anche senza cause apparenti, ed è spesso accompagnata da dolore cronico, edema locale e alterazioni vasomotorie.
Quali sono i sintomi dell’osteoporosi negli anziani?
L’osteoporosi negli anziani è completamente asintomatica. Il paziente non avverte né dolore, né altri segnali d’allarme. È spesso una frattura, talvolta avvenuta in modo apparentemente inspiegabile, a rivelare la presenza della malattia.
Le fratture più frequenti interessano:
- le vertebre, con possibile comparsa di dolore dorsale o lombare, deformità della colonna (cifosi) e riduzione dell’altezza;
- il femore, la cui frattura può compromettere l’autonomia e aumentare il rischio di mortalità negli anziani;
- il polso, soprattutto nelle donne;
Le fratture vertebrali multiple, con il passare del tempo, possono causare il tipico incurvamento della schiena che caratterizza molti soggetti anziani. Purtroppo, questa postura è accompagnata da dolore cronico. Tutto ciò influisce negativamente sulla qualità della vita: gli anziani affetti da osteoporosi hanno difficoltà nei movimenti e tale condizione li porta frequentemente ad isolarsi in casa e li espone al rischio della depressione.
Come viene diagnosticata l’osteoporosi?
La diagnosi dell’osteoporosi si basa principalmente sulla valutazione della densità minerale ossea, attraverso l’esame MOC-DEXA (Mineralometria Ossea Computerizzata a doppia energia),
I risultati vengono espressi in:
- T-score: confronto con la densità ossea del paziente con quella di un giovane adulto sano;
- Z-score: confronto rispetto alla media di soggetti della stessa età e sesso;
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce dei parametri per valutare il livello di gravità dell’osteoporosi:
- T-score superiore a -1: la densità ossea del paziente risulta normale;
- T-score compreso tra -1 e -2,5: il paziente soffre di osteopenia, ovvero la densità ossea si sta riducendo, ma per il momento non è a rischio fratture;
- T-score inferiore a -2,5: il paziente soffre di osteoporosi;
- T-Score inferiore a -2,5 con almeno una frattura: il paziente è affetto da una forma di osteoporosi grave;
Per la diagnosi dell’osteoporosi negli anziani risultano utili anche esami come le radiografie, le analisi del sangue (calcemia, vitamina D, paratormone) e delle urine.
Come contrastare l’insorgenza dell’osteoporosi?
Nella medicina sappiamo bene quanto “prevenire sia meglio che curare”. Ecco, allora le buone pratiche per contrastare l’insorgenza dell’osteoporosi.
Alimentazione equilibrata
L’apporto quotidiano di calcio e vitamina D è a dir poco fondamentale. Questi nutrienti possono essere assunti tramite alimenti come latte, yogurt, formaggi, verdure a foglia verde, pesce azzurro e legumi. Un’altra buona abitudine è quella di acquistare confezioni di acqua ricche di calcio.
Al contrario, si raccomanda di limitare il consumo di sale, caffeina e cibi contenenti ossalati (ad esempio spinaci, barbabietole, rabarbaro, cioccolato e frutta secca), che ostacolano l’assorbimento del calcio.
Attività fisica costante
Il mantenimento della massa ossea dipende anche dell’esercizio fisico. I soggetti anziani dovrebbero camminare almeno mezz’ora al giorno e, quando possibile, fare della ginnastica a corpo libero per rinforzare la struttura muscolare, migliorando l’equilibrio e riducendo il rischio di cadute.
Stile di vita sano
La salute dello scheletro degli anziani dipende anche da uno stile di vita sano. Quindi, bisognerebbe smettere di fumare, evitare l’abuso di alcol e mantenere un peso corporeo adeguato. Inoltre, anche esporsi regolarmente alla luce solare diventa un toccasana per le ossa: stimola infatti la produzione di vitamina D.
Come si cura l’osteoporosi negli anziani?
Una volta diagnosticata l’osteoporosi è necessario passare all’azione. La malattia viene curata attraverso alcune terapie farmacologiche specifiche. Quali sono?
Farmaci antiriassorbitivi
Rappresentano i medicinali maggiormente prescritti. Tra i farmaci antiriassorbitivi annoveriamo:
- i bisfosfonati (alendronato, risedronato, acido zoledronico);
- il denosumab (anticorpo monoclonale);
- i modulatori selettivi dei recettori estrogenici (SERM), efficaci soprattutto nelle donne in menopausa.
I prodotti appena elencati agiscono rallentando la distruzione del tessuto osseo.
Farmaci anabolizzanti
I farmaci anabolizzanti, invece, stimolano la formazione del nuovo osso. Il principale principio attivo è il teriparatide, una forma sintetica dell’ormone paratiroideo. Recentemente è stato introdotto anche il romosozumab, che si contraddistingue per un doppio meccanismo d’azione: promuove la formazione ossea e ne inibisce il riassorbimento.
Affinché i trattamenti possano essere efficaci, è di vitale importanza rispettare le dosi e la durata della terapia, così come effettuare controlli periodici. Ad esempio, gli anziani dovrebbero sottoporsi all’esame MOC-DEEXA almeno ogni due-tre anni.