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che cosa sono piaghe da decubito
8 Febbraio 2024

Ulcere da pressione: prevenzione e trattamento delle piaghe da decubito

Le ulcere da pressione, più comunemente dette piaghe da decubito o lesioni da pressione, rappresentano nei pazienti allettati una problematica tanto diffusa quanto pericolosa. Come riconoscerle e trattarle correttamente?

Nelle prossime righe scopriremo tutto quello che c’è da sapere su queste lesioni cutanee, osservando da vicino i diversi stadi che le caratterizzano e focalizzandoci sulle misure di prevenzione e le modalità di medicazione.

Che cosa sono le piaghe da decubito?

Le piaghe da decubito sono lesioni cutanee e dei tessuti sottostanti che si sviluppano a seguito di una pressione prolungata su specifiche aree del corpo. Tale compressione, in particolar modo sulle prominenze ossee, riduce significativamente il flusso sanguigno apportando danni ai tessuti che possono progredire da lievi arrossamenti a lesioni profonde, in grado di intaccare muscoli e ossa.

Come già accennato, le ulcere da pressione sono prevalenti in individui con mobilità limitata, come quelli che trascorrono lunghi periodi a letto, in sedia a rotelle o che a causa della propria condizione medica non hanno la capacità di cambiare posizione autonomamente.

La mancanza di movimento impedisce una distribuzione uniforme del flusso sanguigno, causando punti di pressione elevata che compromettono la circolazione e l’apporto di nutrienti ai tessuti, innescando così il processo di formazione delle ulcere.

La piaghe da decubito non sono solo dolorose e difficili da trattare, ma possono condurre anche a complicazioni gravi come infezioni, in grado di aggravare ulteriormente lo stato di salute del paziente e prolungare i tempi di recupero.

Le cause delle lesioni da pressione

La comparsa delle lesioni cutanee è influenzata da vari fattori, tra cui la pressione costante, l’attrito e lo sfregamento, l’umidità (ad esempio, dovuta a sudorazione o incontinenza), e la vulnerabilità della pelle del paziente. La combinazione di tutti questi fattori può accelerare il deterioramento della pelle e dei tessuti sottostanti. Per tale motivo è necessario applicare una strategia preventiva studiata sulle condizioni cliniche di ogni singolo paziente.

Quali sono allora le aree del corpo maggiormente interessate dalle piaghe da decubito?

  • Posizione supina: le aree maggiormente a rischio includono l’occipite (parte posteriore della testa), le scapole, il sacro e i talloni. Queste zone subiscono la maggior pressione quando il paziente giace sulla schiena.
  • Posizione laterale: quando invece il paziente giace su un fianco, le aree a rischio comprendono l’orecchio, il processo dell’acromion (parte superiore della spalla), il gomito, il trocantere (parte superiore del femore), il condilo medio-laterale delle gambe, il malleolo medio-laterale e i talloni.
  • Posizione prona: in questa condizione, le zone soggette a pressione sono il gomito, l’orecchio, la guancia, il naso, il seno (nelle donne), i genitali (negli uomini), la cresta iliaca, la patella (ginocchio) e le dita dei piedi.
  • Posizione seduta: in questo caso le aree più soggette alle piaghe da decubito sono le scapole, il rachide, l’ischio (fondoschiena), il cavo popliteo (parte posteriore delle gambe) e i metatarsi (parte anteriore dei piedi).

È fondamentale per i caregiver e il personale sanitario monitorare attentamente le aree appena elencate, soprattutto in pazienti con mobilità limitata per identificare precocemente i segni di lesioni da pressione e intervenire con misure preventive appropriate.

Quali sono i 4 stadi delle piaghe da decubito?

Riconoscere le piaghe da decubito nelle loro fasi iniziali è cruciale per prevenire la progressione della lesione e facilitare una gestione efficace. Qui, di seguito la classificazione delle lesioni da pressione:

  • stadio I: l’area interessata presenta un eritema cutaneo, ovvero un arrossamento. La pelle rimane intatta, ma può essere più calda o fredda al tatto rispetto alle zone circostanti;
  • stadio II: si verifica una perdita di spessore parziale della pelle, che può apparire come una abrasione superficiale, una vescica aperta o rotta, o un’ulcera poco profonda con una base rossa. La cute circostante può mostrare segni di infiammazione;
  • stadio III: a questo punto, l’ulcera si estende andando a coinvolgere anche il tessuto adiposo sottocutaneo. La lesione può avere un aspetto simile a un cratere, con o senza la presenza di tessuto necrotico all’interno dell’ulcera;
  • Stadio IV: si tratta dello stadio più grave, con perdita di tessuto a tutto spessore che espone muscoli, ossa, tendini o legamenti. Le lesioni possono estendersi sotto i tessuti circostanti, creando cavità che complicano ulteriormente il trattamento.

Ulcere da pressione: prevenzione e trattamento

Come afferma un vecchio proverbio “prevenire è sempre meglio che curare”. Lo è anche nella fattispecie delle ulcere da pressione, soprattutto per quegli individui a rischio elevato come gli anziani, i pazienti immobilizzati, e quelli con disturbi circolatori o malnutriti.

Il personale medico preposto all’assistenza dei pazienti fragili dovrebbe partire da un’analisi attenta ed approfondita del loro quadro clinico. Per riuscire meglio in questo intento è possibile utilizzare alcune scale di valutazione pensate appositamente per le piaghe da decubito: la scala di Norton e la scala di Braden.

Le scale prendono in considerazione diversi parametri che vanno dalla capacità del paziente di controllare e modificare la propria posizione fino al grado di attività fisica, valutando anche aspetti come la presenza di incontinenza e lo stato mentale.

Altra prassi fondamentale per prevenire le piaghe da decubito è la riduzione della compressione tissutale attraverso un corretto posizionamento del paziente, l’uso di dispositivi di protezione e superfici di supporto specializzate. Tra questi possiamo elencare i cuscini ed i materassi antidecubito, così come le talloniere e i gomitoli. Un paziente immobilizzato andrebbe cambiato di posizione all’incirca ogni due ore.

Anche mantenere la pelle pulita e asciutta è di vitale importanza contro la formazione delle lesioni da pressione: la cute va idratata regolarmente per proteggerla dagli effetti dell’umidità, specialmente se il paziente soffre di incontinenza.

Tra le misure preventive c’è infine l’adozione di una dieta equilibrata, ricca di proteine, vitamine e liquidi. Tutti questi nutrienti contribuiscono al mantenimento di un buono stato di salute della pelle e della sua capacità di resistere ai danni e ripararsi.

Come curare le ulcere da pressione?

La medicazione delle lesioni da pressione varia a seconda dello stadio dell’ulcera e richiede una valutazione accurata da parte di un medico.

Per le piaghe di stadio I si procede solitamente con l’applicazione di film semipermeabili traspiranti, utili a mantenere un ambiente umido favorevole alla guarigione. Un ottimo alleato contro le irritazioni generate dallo stadio iniziale delle ulcere da pressione è la crema barriera con acido ialuronico e ossido di zinco presente sull’e-commerce di Caremarket.

Il prodotto è un valido alleato nella prevenzione e gestione delle problematiche della pelle, poiché svolge un’azione protettiva, lenitiva e riparativa efficace nella riduzione dell’arrossamento e nel ripristino della barriera cutanea.

Invece, per le lesioni più gravi, ovvero quelle di stadio II, III, IV è necessario ricorrere a medicazioni più complesse per rimuovere il tessuto necrotico e proteggere la ferita da ulteriori danni.

La detersione della ferita viene effettuata con della soluzione fisiologica o dell’acqua sterile facendo attenzione a rimuovere i residui di medicazioni precedenti. Dopodiché si tampona delicatamente la cute con una garza senza sfregare. È necessario anche pulire con attenzione la pelle intorno all’ulcera da pressione per evitare che i microrganismi si diffondano sui tessuti adiacenti.

Infine, si procede con l’applicazione della pomata o della polvere appropriata. Tra i farmaci più utilizzati per la cura delle piaghe da decubito troviamo i nano cristalli d’argento ed il cadexomero iodico. I primi si trovano solitamente sotto forma di spray e costituiscono un disinfettante utilizzato per sfavorire la formazione di corpi necrotici e fibrina.

Il cadexomero iodico è invece una sostanza cicatrizzante che accelera la rimarginazione delle ferite. Il suo potere battericida è potenziato dalla presenza dello iodio. Tuttavia, si raccomanda, prima di applicare qualunque medicinale sulle ulcere da pressione, di consultare uno specialista e di seguire attentamente le sue indicazioni.

 Le piaghe da decubito possono portare alla morte?

Le misure di prevenzione e la cura tempestiva delle piaghe da decubito sono azioni imprescindibili per evitare complicanze gravi. Infatti, se non trattate adeguatamente, le ulcere da pressione possono condurre alla morte.

Le lesioni cutanee si infettano facilmente a causa della continua esposizione ai batteri: dallo stato superficiale della pelle possono estendersi ai tessuti più profondi come muscoli e ossa, diventando responsabili di patologie come l’osteomielite.

Il “viaggio” delle piaghe da decubito può però proseguire anche verso il flusso sanguigno generando la cosiddetta sepsi, una risposta infiammatoria sistemica potenzialmente letale. In rari casi poi, le piaghe da decubito croniche e non trattate possono degenerare in carcinomi a cellule squamose, un tipo di cancro della pelle.

Le ulcere da pressione non possono assolutamente essere sminuite: la loro corretta valutazione può letteralmente salvare la vita ad un paziente allettato o con scarsa mobilità.

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