Incontinenza e prostata: che cosa hanno in comune?
Incontinenza e prostata possono trasformarsi in un binomio pericoloso. Per molti uomini il superamento dei 50 anni di età coincide con la comparsa dei primi problemi alla prostata. Solo in Italia, circa 6 milioni di persone soffrono di ipertrofia prostatica benigna, ovvero patiscono l’ingrossamento della ghiandola situata appena sopra la vescica.
Qual è allora la correlazione tra incontinenza e prostata? Nelle prossime righe analizzeremo come la ghiandola maschile influisca sui vari disturbi della minzione e osserveremo le terapie ed i rimedi necessari per arginare le conseguenze di tale patologia.
A che cosa serve la prostata?
Prima di andare alla ricerca delle cause dell’incontinenza prostatica proviamo a spiegare le funzionalità della prostata e le modifiche che subisce con il passare degli anni.
La prostata è una piccola ghiandola di pochi centimetri (è all’incirca grande quanto una castagna) situata tra la vescica ed il retto. Essa è strettamente legata all’apparato urinario: avvolge il primo tratto dell’uretra, il quale non a caso viene chiamato “uretra prostatica”.
Nella fase della pubertà la ghiandola raggiunge il pieno sviluppo arrivando ad un peso compreso tra i 10 ed i 20 grammi. La funzione principale è quella di secernere il liquido prostatico e concorrere alla produzione dello sperma. Insomma, la prostata è un elemento fondamentale per il funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile.
Perché la prostata si ingrossa dopo i 50 anni?
Le cause che determinano l’ingrossamento della prostata non si conoscono con esattezza, ma è ormai assodato dalla scienza che l’aumento di volume dipende dallo squilibrio ormonale tipico dell’invecchiamento.
L’alterazione di ormoni come il testosterone e il diidrotestosterone, portano con l’avanzare dell’età ad una modifica della consistenza e dell’elasticità della prostata.
Qual è il nesso tra incontinenza e prostata?
Nei paragrafi precedenti abbiamo osservato come la vescica sia praticamente confinante con la prostata. L’ingrossamento di quest’ultima può provocare una pressione sull’uretra e di conseguenza determinare la comparsa di alcuni disturbi della minzione.
Gli effetti di questa alterazione sul nostro apparato urinario possono manifestarsi con sintomi diversi:
- sintomi da riempimento. La vescica si riempie facilmente generando un bisogno frequente di andare in bagno. A seconda dell’intensità dello stimolo il problema si potrebbe manifestare anche come un’incontinenza da urgenza o una nicturia (il bisogno di urinare più volte durante le ore notturne);
- sintomi da vuotamento. In questa fattispecie i disturbi della minzione si presentano durante la fase di svuotamento della vescica, la quale viene caratterizzata da bruciore, flusso debole o discontinuo;
- sintomi post-minzionali. Chi avverte questi segnali ha la sensazione costante di non riuscire mai ad avere la vescica completamente vuota. La poco piacevole percezione può essere accompagnata anche da perdite urinarie.
Come riconoscere e trattare l’ipertrofia prostatica?
I disturbi della minzione appena elencati sono alcuni dei più comuni segnali della presenza di un’ipertrofia prostatica. Tuttavia, come viene diagnosticata?
Il modo più rapido e sicuro per verificare l’effettivo ingrossamento è sottoporsi ad un esame della prostata, il quale viene eseguito dall’urologo direttamente con un’ispezione rettale e la palpazione della ghiandola. Qualora, lo specialista constatasse un aumento di volume, si procederà con un’ecografia ed un’uroflussometria, ovvero un test per misurare la capacità minzionale, la velocità del flusso ed il tempo necessario per urinare.
Nel caso sia accertata un’ipertrofia prostatica benigna (e non maligna con la formazione di cellule tumorali) il paziente verrà sottoposto ad un trattamento farmacologico finalizzato propria alla riduzione delle dimensioni della prostata. Laddove invece l’urologo ritenga che la terapia non sia sufficiente si ricorrerà ad un intervento chirurgico microinvasivo chiamato termoablazione laser.
La tecnica viene eseguita in poche ore e non danneggia in alcun modo le vie urinarie ed inoltre preserva le funzioni biologiche maschili dell’eiaculazione e della minzione.
Incontinenza dopo l’operazione alla prostata: quali sono le cause?
I problemi di incontinenza legati alla prostata non si verificano solo durante la fase dell’ipertrofia, ma anche in seguito ad una prostatectomia, ovvero la rimozione completa della ghiandola. Questo tipo di intervento viene eseguito in presenza di una massa tumorale.
Durante l’operazione non viene asportata solo la prostata, ma anche le vescicole seminali ed i linfonodi pelvici. Tutto ciò comporta importanti alterazioni anatomiche per il paziente, le quali si riflettono anche sulla normale fisiologia della minzione e riducono anche la capacità di continenza urinaria.
Il processo di riabilitazione
I disturbi della minzione e l’eventuale incontinenza urinaria sono piuttosto diffusi nei primi tre mesi successivi all’intervento di prostatectomia. Nella maggior parte dei casi il problema è risolvibile attraverso un percorso di fisioterapia utile al rafforzamento dei muscoli del pavimento pelvico.
La cosiddetta ginnastica vescicale prevede l’esecuzione degli esercizi di Kegel, i quali si basano sulla contrazione e sul rilassamento dei muscoli dell’area pelvica. Attraverso essi il paziente viene “rieducato” alla loro percezione e al loro utilizzo ripristinando giorno dopo giorno le funzioni dell’apparato urinario.
Nell’eventualità che la ginnastica non porti ai risultati sperati, diversi urologi consigliano un piccolo intervento per ridurre l’incontinenza urinaria: si tratta dell’inserimento di uno sling (una sorta di fascetta) di materiale biocompatibile, il quale permette un riposizionamento o una compressione dell’uretra ottimizzando le capacità di continenza degli uomini.
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